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Fuori dal Muro

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Seguimi, se il tuo sguardo è acqua limpida e il tuo animo ribolle come magma incandescente. Seguimi. Il mio passo è sicuro, anche se il cielo è cupo e il cammino ancora incerto. Non ho più timore, solo una traccia evanescente di quelle paure che mi incatenavano. Prima. Ancora pochi passi, e mi sarò lasciata tutto alle spalle, qui: fuori dal muro. Saprai seguirmi? Non è stato facile creare una breccia. Ogni pietra è sistemata con oculatezza, frutto di calcoli precisi e di equilibri apparentemente incrollabili, ogni grigio tenace blocco costruito pazientemente per anni e mesi e giorni e ore… Sono pietre più salde del granito, più fredde del marmo: grettezza, convenzioni sociali, perbenismo sazio di maldicenza, pregiudizi inossidabili. E poi polvere: soffocante, plumbea, letale come quei piccoli doveri quotidiani di cui giorno per giorno mi sfuggiva il senso, nella rassegnazione grigia di chi ha ormai rinunciato al sogno. Le mie mani? Sono ferite, sì… le mie mani, un tempo bianche e curate, hanno unghie spezzate e sanguinanti. Avrai il coraggio di seguirmi, di vedere che cosa c’è fuori dal muro? Non condannarmi perché sono nuda. Non è per impudicizia, né per vanità, credimi. E’ che passo dopo passo ho lasciato cadere tutto ciò che non mi occorreva. Non immagini quanti fardelli inutili mi fossi caricata sulle spalle, credendoli indispensabili: convinzioni, consuetudini che mi davano sicurezza, la mia corazza di cinismo che mi preservava dal mondo, illudendomi di esorcizzare la paura. Ora sono più vulnerabile, sì, ma vedi? Un nuovo bagliore è apparso all’orizzonte, scivola sulla mia pelle e riveste il mio corpo di luce: d’altro non avrò bisogno. Trovi che nel mio sguardo ci sia anche nostalgia? Che altrimenti non mi sarei voltata indietro? Non lo nego: Questa dolcezza triste è l’unico fardello di cui non mi voglio liberare. Non fuggo fuori dal muro senza una scia di rimpianto per la vita, seppur banale, che mi sono strappata di dosso: non scorderò le mani di donna che intrecciavano i miei capelli di bambina, o la stanchezza amara dello sguardo di un vecchio seduto in fondo al cortile … Ma, vedi? Il mio passo è sempre più sicuro. Ora il bagliore si fa più intenso e una luce rosata scaccia il buio. Ascolta… Voglio rivelarti un segreto: Non c’è il riposo, la pace, fuori dal muro. Quella luce lontana è spumeggiante, incandescente… Forse è la schiuma del mare: vivo, gonfio di passione e di sfida, il mare che mi travolgerà con le sue onde possenti, per poi lasciarmi riposare, sfatta di sale e di sabbia, spossata, sulla riva. Forse è lava che ribolle: magma in cui perpetuamente mi fonderò, riaccesa ad ogni istante e rinnovata nell’amore che mi guida. Sarò acqua. O sarò fuoco. E mai più sarò cenere.

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Silvia Zanetto

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